Dott.ssa Carina Hernandez - Psicologa - CSM - Novi Ligure

Intervista Marzo 2011

E' utile la sanzione nella vita di una Comunità Psichiatrica?

Il termine "sanzione" mi appare come un termine legale che venne utilizzato per uniformare un atto umano attraverso una regola, all'interno di una istituzione o comunità, perché ponga un limite all'azione condotta dall' uomo. Già la parola comunità ci fa pensare ad una umanità che mette in comune aspetti dell'uomo ben diversi e che implicano il raggiungimento per tutti di un obiettivo comune. Quindi, anche le regole di condotta o i limiti ai comportamenti umani scorretti, devono essere adatti alle necessità comuni dei veri beneficiari che sono i nostri utenti. Per stabilire norme comuni, capaci di facilitare la buona convivialità, è necessario considerare aspetti che saranno rispettati in modo assoluto. Altri saranno meno strutturati e più autonomi, propri dell'individuo che lo valorizzino e che tengano conto delle differenze personali in modo da creare future "condotte modello" tendenti a rispecchiare l'anima di quello che si predica: l'indipendenza personale.

Sento parlare di riabilitazione anche in psichiatria. Mi può dire di cosa si tratta?

La riabilitazione, in poche parole, serve a restituire e a riavviare quegli aspetti personali che sono stati sconvolti e limitati dalla la malattia. Particolare attenzione richiedono gli aspetti della personalità, delle abitudini quotidiane come il sostegno a nuove forme di funzionamento sia dell'io, sia della condizione fisico-motoria, sociale, ecc. Il sostegno dell'io aiuta a ristabilire i vecchi meccanismi ancora esistenti e imparare dei nuovi, propri dell'indipendenza personale. Inoltre, occorre valorizzare nuovi aspetti individuali necessari per assicurare l'adattamento alla nuova forma di vita e l'integrazione sociale. Implica un abilitare con ...!, " un con" o "persona" che insieme all'utente porta alla scoperta di nuove capacità positive che riescano a rimpiazzare o ristabilire le vecchie modalità, abilità e/o abitudini.

La sanzione e' compatibile con il concetto di riabilitazione?

Non credo che legalizzare tutto possa essere positivo. Bisogna umanizzare il concetto senza diventare i genitori di nostri utenti. La riabilitazione dovrebbe rendere indipendente l'individuo e renderlo capace di integrarsi attivamente alla società in modo responsabile e sempre più consapevole delle sue azioni. La sanzione può comportare "confusione" con individui deboli o disagiati e può rendere il rapporto più freddo e distante compromettendo il rapporto umano/professionale. Se vediamo la sanzione come un limite necessario per stabilire norme di condotte comuni per ogni individuo di questa micro società (comunità), possiamo considerarla anche plausibile, ma occorre che venga considerata e riconosciuta dal gruppo come propria e non imposta. E' necessario che permetta distinguere i comportamenti adeguati da quelli meno adeguati o individualisti, che faciliti e valuti il rendimento sociale di quel comportamento e che permetta insieme all'utente stabilire un feed back positivo con forme più adatte di risposta.

Sarebbe a dire, coinvolgere l'utente nella disciplina e anche nella valutazione della sua condotta, renderlo consapevole e più capace di ristabilire il suo comportamento sociale, aiutarlo a mettersi dei limiti, interiorizzarli e riconoscerli come suoi. Occorre che il nostro paziente partecipi alla risoluzione dei suoi problemi e non sia reso un mero spettatore.

Bisogna, inoltre, trattarlo come una persona degna del nostro ascolto per valorizzare le sue capacità, per aumentarle o modificarle insieme a noi. Rendendolo più se stesso, lo aiutiamo ad aumentare la sua autostima e con questo rinforziamo il suo Io.

E' importante coinvolgerlo in un "noi" (COMUNITA'), con un modello di condotta, con un compagno che lo sostiene in ogni avvenimento, stimolare e esprimere la nostra riconoscenza per il suo coinvolgimento. Valorizzare positivamente il suo coinvolgimento e il suo pensiero, anche quello sbagliato, è necessario che ci teniamo conto che tanti di nostri pazienti, a volte sono pieni di confusione e disagio, e che fanno un enorme sforzo per portare avanti anche questi pensieri o comportamenti non corretti.

Può essere utile sostituire le sanzioni con attività utili alla comunità e ai propri compagni?

Penso che tutto quello che aiuta a marcare un limite " stabilito con...," nel quale l'individuo direttamente interessato ne viene coinvolto, tutto quello che fa riflettere sull'accaduto in modo coerente con le sue possibilità, sia utile.

Permettere di creare una azione riparatrice in risposta alla sua azione inadeguata. (Melanie Klein, Primi anni di vita di un individuo.)

Cosa e' un progetto terapeutico personalizzato?

Viene riferito ad un programma pensato per "quella" persona che vive un disagio mentale. Si concretizza nella progettazione organizzativa di un piano strutturato e concordato con tutti gli operatori coinvolti. Vengono evidenziate le modalità, i materiali, il personale coinvolto e gli obiettivi da raggiungere.

E' studiato per rispondere alle necessità di riabilitazione della persona e sarà relativo alle sue necessità e ai suoi bisogni in quel periodo. Fondamentale sarà la programmazione delle verifiche che credo utile avvengano ogni tre mesi. In base ai risultati ottenuti potranno questi obiettivi essere riproposti o sostituiti con nuovi, se i precedenti hanno dato esito positivo.

Chi concorre alla stesura di questo progetto e quali sono le figure professionali e che intervengono oltre che nella realizzazione anche nella verifica dell'andamento del progetto?

Ogni progetto richiede figure specifiche che saranno adeguate alla necessità di quell'individuo in quel momento.

Le figure che generalmente vengono coinvolte sono: medico in carico dell'utente, educatore, infermiere a carico, oss se è necessario o ades, psicologo per sostegno dell'io, ecc. Altre figure possono essere dietista, nutrizionista.

Ce l'operatore che individualmente, nel normale svolgimento del lavoro quotidiano, valuta ogni intervento che viene discusso con l'equipe professionale ogni mese per ripropone gli interventi e gli obiettivi da mantenere o da modificare. Oggi ce un'equipe chiamata SOC che interviene al momento di incorporare un paziente in struttura e che valuta con il medico in carico l'urgenza e la tempestività degli interventi rimanendo le decisioni in mano di questa equipe.

La carenza di personale può incidere sulla buona realizzazione della riabilitazione?

Sì, tanto... perché molte volte si fanno partecipe all'attività operatori non preparati per gestire certe situazione che oltrepassano le loro competenze professionali. Ma non sempre succede. E' importante che tutti i membri dell'equipe siano sempre informati per potere intervenire al meglio nei momenti di difficoltà e tutte le decisioni si devono prendere in equipe.



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