Dott.ssa Simona Bianchi - Psicologa
Educatrice Comunità Alba Chiara
Paola: La sanzione è utile nella vita di una comunitaria psichiatrica?
Simona: Quando certe regole non sono rispettate può essere utile e occorre trovare un modo per farle rispettare. Io più che di sanzione parlerei di restrizione, una restrizione sulla regola che in quel momento non viene rispettata.
Giovanni: Quali risultati si possono ottenere utilizzando la sanzione?

Simona: Se uno pensa che la sanzione possa essere utile al rispetto di una regola è naturale che si aspetti l'accettazione della regola stessa, ma se la sanzione non è efficace al raggiungimento di questo obiettivo occorre cercare un altro modo per raggiungere lo scopo.
Mario: Questa è una delle cose importanti. Tutto sommato sanzionare può apparire la via più facile e comoda per raggiungere un risultato, in realtà, ammesso che sia una cosa utile, occorre sempre verificare se è servita a raggiungere lo scopo.
Simona: Certo, se la sanzione è fine a se stessa allora non serve.
Daniele: Se la sanzione è utile, quale tipo di sanzione è bene utilizzare?
Simona: dipende dall'individuo a cui è rivolta, occorre anche sapere quale è la regola che è stata trasgredita, quale tipo di educazione vogliamo dare al nostro interlocutore e qual è l'obbiettivo che ci siamo prefissati di raggiungere. Se si punisce, occorre dare un senso a questo gesto, quindi non serve vedere quale tipo di sanzione si può dare ma vedere se ci ha permesso di raggiungere il fine che ci eravamo prefissati.
Giovanni: Noi pensiamo possa essere utile trasformare la sanzione, sostituirla, con un lavoro utile alla comunità. Cosa ne pensi?
Simona: Certo può essere utile, ma occorre anche che la regola venga interiorizzata, in caso contrario come non si è rispettato un compito prima, non si rispetterà neppure questo lavoro utile alla comunità.
Giovanni: Se uno fa questo lavoro utile vuol dire che ha preso coscienza
Simona: Certo, se non c'è la presa di coscienza, tutte le punizioni, pecuniarie o temporali che siano, son inutili. Se non si prende coscienza della necessità e della utilità di queste regole allora vuol dire che su questa persona c'è ancora da lavorare.
Mario: Io ho chiaro in mente che oggi, a causa di punizioni forse male intese e male applicate, i ragazzi al sabato non escono più con il pulmino, Passava a prenderli un volontario che, stanco di fare giri a vuoto, ha smesso di venire e questo, oltre a tutto, ha in parte trascurato il fine per cui il pulmino era stato donato dal Tiretto alla Comunità.
Ora, se la regola è disattesa dal singolo può essere un problema della singola persona su cui magari si deve lavorare e non intacca l'eventuale valore della regola.

Simona: Insisto, occorre discutere il senso e condividerne l'utilità, se ciò non avviene e si ripete il non rispetto della regola, ammesso che sia sensata, allora vuol dire che non se ne è interiorizzato il valore. Alcune volte si può pensare che le regole siano calate dall'alto, che servano solo a romperci le scatole, però a questa stregua anche il semaforo che ci fa fermare con il rosso è una rottura di scatole ma, concorderete, necessario.
A me non viene da dire che "purtroppo" ci sono delle regole, a me viene da dire "per fortuna". Naturalmente oltre a mettere delle regole che abbiano un senso, occorre anche verificare che il rispettarle sia possibile da parte del nostro interlocutore col quale si deve aprire un confronto.
Giovanni: Il Progetto Terapeutico è importante all'interno della riabilitazione?
Simona: Io lavoro qui da un anno e, sino a poco tempo, fa abbiamo lavorato su canoni riabilitativi probabilmente non strutturati se non in una logica di carattere generale, ma devo dire che alcuni risultati, anche se non accompagnati da un Progetto Terapeutico Personalizzato, li ho raggiunti. Adesso che sto iniziando a conoscere e utilizzare lo strumento del progetto mi sembra che dia una marcia in più sul lavoro.
E' però necessario che sia uniforme e leggibile per tutti, uniforme perché hanno unificato l'ASL, quindi nel momento in cui il paziente passa da una struttura all'altra su tutto il territorio dell'ASL anche il suo progetto deve seguirlo, perciò deve essere leggibile da tutti. Ora noi ci stiamo sperimentando in questo nuovo metodo di lavoro e certamente operare col Progetto Terapeutico Personalizzato richiede un impegno maggiore perché la personalizzazione del progetto presuppone una maggiore conoscenza delle persone. Occorre concordare con la persona interessata quale obiettivo vogliamo raggiungere insieme.

Giovanni: No! No! Noi che viviamo il disagio, siamo persone senza obiettivi.
Simona: No, non è vero. E' vero che le malattia appiattisce gli obiettivi di una persona, però, come operatore, devo cercare di risvegliare qualche cosa in quella persona, in caso contrario non serviremmo a nulla!
Comunque è necessario, sempre assieme, oltre che concordare gli obiettivi, verificarne anche il loro raggiungimento e se questi obiettivi sono stati raggiunti possiamo porcene di maggiori.
Insisto nel dire che tutto questo non dovrà mai essere qualche cosa calato dall'alto, ma sempre discusso e concordato con il paziente.
Daniele: Chi sono i soggetti che devono partecipare all'estensione del progetto?
Simona: In primo luogo la persona interessata insieme agli operatori e, se esiste disponibilità, anche i famigliari devono essere coinvolti; inoltre non possono essere escluse dal coinvolgimento le associazioni di volontariato.
Paola: La carenza di personale in che misura incide sulla riabilitazione?
Simona: Purtroppo incide, se ci sono meno persone che si devono occupare della Riabilitazione vuol dire che il tempo dedicato procapite è inferiore e la resa della persona è inferiore.
O si impara a delegare, magari alle associazioni di volontariato integrandole nel progetto e facendole partecipare ad una parte del percorso, o il risultato potrebbe non arrivare o arrivare con tempi decisamente dilatati.