L'intervista mai nata
TATA':E' utile la punizione nella vita di una Comunità Psichiatrica?
BUBU': Prima di tutto mi piace sottolineare che non è corretto usare il termine "punizione", noi non puniamo. Forse è più giusto utilizzare il termine "sanzione"
TATA': Se preferisce e se le sembra più corretto, utilizziamo pure il termine "sanzione! Ma lei è sicura che i pazienti vivano questa distinzione?
BUBU': Non ho dubbi, i pazienti sono ben consci che le regole poste nella comunità sono inserite proprio in loro difesa e di conseguenza sanno accettare la sanzione per il loro mancato rispetto.
Posti i necessari distinguo e le dovute attenzioni, penso che in momenti particolari della vita comunitaria la sanzione sia necessaria.
Intendiamoci io non condivido la punizione, mi scusi, la sanzione. Potrei addirittura dire che ne sono contraria ma, davanti a ripetute trasgressioni delle regole non si può essere deboli anche per rispettare chi le regole le segue, del resto ritengo fondamentale che le regole vengano rispettate.
Vede, siamo davanti ad un gruppo di oltre venti persone con disagio mentale ed è impensabile una quotidianità senza regole.
Provi ad immaginare a cosa succederebbe se non ci fossero regole.
TATA':Mi rendo conto dell'importanza delle regole, non le sto mettendo in discussione. Mi domando solo se la sanzione sia, per persone che vivono il disagio mentale, la giusta soluzione.
BUBU': Certo, la capisco. E' una faticosa lotta tra il desiderio empatico di comprendere e di scusare un atteggiamento che evidentemente nella malattia ha la causa scatenante e la convinzione che, in una piccola società come quella comunitaria, l'attenzione per la regola è indispensabile.
Converrà con me che accettare il non rispetto delle regole a corrente alternata a secondo dei nostri stati d'animo, sarebbe di cattivo esempio e quando parlo di esempio, badi bene, non mi riferisco solo ai nostri pazienti ma penso anche a noi educatori, medici, psicologi che proprio con il nostro esempio, cerchiamo di aiutarli nel modo migliore possibile.
Anche per noi valgono le regole.
Si ricordi, i pazienti ci guardano
TATA':Ma non pensa che la punizione possa ottenere l'effetto contrario in chi vive una situazione di malessere? Non pensa che si possa sentire punito due volte? Prima dalla malattia e poi anche da chi rappresenta l'istituzione sanitaria?
BUBU': Si, è probabile, ma non possiamo derogare dal nostro percorso educazionale.
La sanzione può avere una grande valenza educativa.
TATA':Poco fa diceva che lei non ne era del tutto favorevole!
BUBU: Certo e lo ribadisco! Alcune volte occorre auto violentare le nostre emozioni, i nostri sentimenti in nome di una ragione superiore che è la salute del paziente.
TATA':Mi pare di capire con tutti i distinguo, tutto sommato, lei sia favorevole alla punizione
BUBU': La sua è una deduzione parziale con la quale mi vorrebbe indurre ad una risposta superficiale.
In Psichiatria sono stati fatti passi in avanti enormi, prima utilizzando psicofarmaci che hanno facilitato l'assistenza ai malati, poi con la concezione della psichiatria sociale sul modello di Basaglia e indietro non si può tornare ma, paletti e regole, sono indispensabili.
Tenga conto che dobbiamo rispondere anche alle esigenze di natura economica della struttura, purtroppo la congiuntura che attraversiamo ci induce a razionalizzare le risposte che possiamo dare ai pazienti ed io mi devo adeguare anche se controvoglia
TATA':Prevale la ragioneria sulla medicina?
BUBU': No! La medicina è qui per aiutare il malato e questo noi dobbiamo fare ma occorre anche essere pragmatici. Il vento che soffia non è dispensatore di ottimismo, anche la sanità deve fare i conti con le risorse disponibili come avviene in tutte le famiglie, come probabilmente avverrà anche nella sua.
TATA':Certo le risorse sono importanti ma, proprio come facciamo nelle nostre famiglie, la loro carenza ci indurrà a fare delle scelte, a dare delle priorità. Mi auguro che nulla possa essere maggiormente prioritario della salute e mi amareggia sentire che ci si possa adeguare.
BUBU': E' facile dare giudizi dall'esterno. Lei si deve rendere conto che, in momenti in cui le risorse scarseggiano, le scelte vanno fatte per evitare che nel tentativo di salvare tutti si corra il rischio di non salvare nessuno, forse è meglio guardare in faccia la realtà e salvare qualcuno anche se questo non ci permette di salvare tutti.
Io metto a disposizione la mia competenza e la mia buona volontà ma, se non ci sono soldi.........non siamo noi a decidere.
TATA':Non era mia intenzione dare giudizi, so che spesso ci si sente impotenti davanti a decisioni che mortificano il nostro lavoro e che rischiano di annullare anche le migliori delle intenzioni ma qui sta il punto, io penso che testardamente non ci si debba fare sopraffare dallo scoramento e non si debba neppure passivamente accettare qualsiasi decisione. Questo atteggiamento apparirebbe come una burocratica e scrupolosa prudenza e per i ragionieri questo sarà l'alibi.
Occorre chiedere efficienza che non deve essere confusa con indiscriminati tagli per risparmiare
BUBU': Ad ognuno il proprio compito, non posso contestare decisioni prese da chi ha l'autorità e, immagino, anche la capacità per farlo.
Io devo curare e questo faccio, e cerco di farlo nel miglior modo possibile.
TATA':Non è la rivoluzione che immagino, solo il non silenzio. se non alzare la voce almeno alzare lo sguardo.
Non è in gioco solo la dignità del malato ma anche la vostra.
In una nazione come l'Italia, che è al settimo posto nella produzione di ricchezza nel mondo, le pare accettabile che la qualità dei servizi e della salute siano rapportati ad una presunta indisponibilità economica?
BUBU': Ma nessuno pensa di ridurre la qualità dei servizi e della salute, c'è il nostro massimo impegno perché ciò non accada.
TATA': Davanti a certe decisioni la sola buona volontà è ammirevole ma temo non sufficiente, si rischia di essere sopraffatti dall'abitudine che nasconde, dietro il velo della monotonia, le cose buone e quelle cattive facendoci perdere la benzina dell'entusiasmo.
Fortunatamente ho avuto occasione di parlare con operatori e responsabili della psichiatria che, pur nella consapevolezza delle difficoltà che incontreranno, non hanno alcuna intenzione di fare passi indietro.
Hanno tutte le intenzioni, come è giusto che sia in un settore in costante evoluzione come il mondo psichiatrico, di migliorare ulteriormente l'approccio alla malattia e al malato, privilegiando
sempre quest'ultimo, nella convinzione che "si può fare" e che c'è ancora spazio per fare.
Non sono così ingenuo da non sapere che i cambiamenti fanno paura e neppure da non temere che troveranno silenziose ostilità, che sono le peggiori.
So che tutto questo comporterà per loro una lotta serrata con i ragionieri burocrati, e spero anche che useranno la prudenza con saggia attenzione ma senza abusare di questa prudenza. Una risoluta sfacciataggine, in alcuni casi, sarà indispensabile.
Io come volontario che segue da alcuni anni le persone con disagio mentale e che non da loro ha trovato difficoltà, voglio puntare su queste persone.